Da alcuni anni si sente parlare di un nuovo disturbo alimentare, l’ortoressia, ovvero l’ossessione del mangiare sano. Un termine proposto da alcuni medici e psichiatri, prontamente ripreso anche dai mass media, che sta ad indicare una forma di preoccupazione esagerata per il mangiare corretto. Stare attenti a quello che si mangia è giusto e fondamentale per una buona salute, ma esasperare questa attenzione può rovinare l’esistenza. Gli “ortoressici” in Italia sarebbero circa mezzo milione.
In queste persone l’alimentazione giusta diventa l’elemento fondamentale della vita ed in nome di ciò si è disposti a sacrificare anche relazioni e vita sociale, sconfinando anche nel ridicolo. Alcuni, ad esempio, non vanno più al ristorante perché non conoscono la qualità e l’origine dei prodotti utilizzati.
Da anni “predico” una giusta attenzione a ciò che si mangia, ma che il cibo sia il pensiero dominante della giornata non va bene. L’ansia e la costante preoccupazione dell’influenza di ciò che mangiamo sul nostro stato di salute, paradossalmente, rischia di non essere salutare perché ci priviamo di tutta una serie di alimenti che riteniamo dannosi.
Il pensiero dicotomico: questo è buono e questo è cattivo, male si adatta alla nostra alimentazione che dev’essere variata e ricca di una moltitudine di alimenti. Chi soffre di ortoressia perde il gusto di assaporare tutta una serie di cibi limitando la varietà e la convivialità. La persona ortoressica non si permette mai di sgarrare.
Ma il cibo non è fatto solo di vitamine sali minerali, proteine, ecc. ma è fonte di relazioni, di emozioni, ed è un fatto culturale. Certi profumi, come quello della polenta e di un soffritto, evocano in noi ricordi che delle sane verdure cotte al vapore non potranno mai evocare. Certi sapori fanno affiorare la nostalgia dei tempi passati quando ancora le nostre nonne usavano il burro a profusione invece dell’olio.
Non vorrei essere frainteso, ribadisco che far attenzione a quel che si porta in tavola è positivo e fondamentale, quello che non va bene è la mancanza di elasticità di certe persone che hanno la presunzione di avere la verità rivelata. Ma non è così.
La scienza dell’alimentazione è una materia ancora giovane che non è stata ancora ben definita e delineata. La famosa Piramide della Salute è stata modificata più volte spostando i cibi più in alto o più in basso a seconda degli interessi delle varie nazioni, sino a trasformarla addirittura in una clessidra o in un piatto. Non dimentichiamoci che la vera “maleducazione alimentare” la fanno le grandi industrie che a suon di ricche pubblicità ci vogliono convincere che un prodotto è sano e indispensabile.
Nel corso degli studi di Medicina non c’è un esame di alimentazione e non si affronta mai il problema dell’alimentazione quale causa e cura di malattia. Quando noi cerchiamo un cardiologo o un oculista o un dermatologo o un dentista, ne troviamo a decine negli ospedali e sul territorio, ma quando cerchiamo specialisti in Scienza dell’alimentazione ne troviamo pochissimi, perché siamo quattro gatti. La classica raccomandazione che i medici danno in genere è: ”Mi raccomando la dieta!”, come se questo volesse dire qualcosa. In realtà questo nasconde solo la loro ignoranza.
Questa grave lacuna della Medicina ha permesso a frotte di esperti improvvisati di avere lo spazio e la possibilità di diffondere notizie contradditorie e infondate. Troppe persone sono convinte di aver scoperto la verità rivelata solo perché hanno letto tre libri, magari dello stesso autore, ma chi conosce la complessità del rapporto tra cibo e salute è difficile che prenda posizioni perentorie perché quanto più si studia e tanto più si coltivano dubbi, come in qualsiasi altra materia, a cominciare dalla fisica all’astronomia. L’arroganza è figlia dell’ignoranza. E così oggi assistiamo al fiorire di questi gruppi di cultori delle varie diete: la dieta paleo, quella gruppi sanguigni, la dieta vegana e così via, tutti convinti di essere loro nel giusto e senza capire che per ognuno di questi approcci c’è una parte di verità, ma che il problema è molto più complesso. Purtroppo il vuoto che si è venuto a creare per la mancanza di un’educazione alimentare fondata sulle evidenze scientifiche ha lasciato spazio a questi approcci, talvolta folcloristici, che possono indurre disturbi del comportamento alimentare, quali l’anoressia e l’ortoressia.