Le malattie autoimmuni colpiscono oggi circa il 5 % della popolazione italiana. Esse sono un grande gruppo di circa 80 patologie a cui appartengono: la celiachia, il diabete di I tipo, la rettocolite ulcerosa, l’artrite reumatoide, la tiroidite autoimmune, la psoriasi, la sclerosi multipla, la vitiligine e così via. Negli ultimi anni il numero degli ammalati di queste malattie sta aumentando enormemente, sia perché oggi siamo più bravi nel riconoscerne precocemente i sintomi, sia perché le indagini laboratoristiche ci permettono di fare diagnosi più accurate, ma indubbiamente anche perché queste malattie sono realmente in costante crescita.
La caratteristica delle malattie autoimmuni sta nel fatto che il sistema immunitario, che è l’apparato deputato alla difesa del nostro organismo e che quotidianamente combatte contro virus, batteri, cellule cancerose, tossine ambientali e quant’altro, ad un certo punto “impazzisce” e si mette a produrre anticorpi per uccidere i propri organi. Normalmente gli anticorpi sono le armi utilizzate per eliminare o neutralizzare gli invasori.
Sarebbe un po’ come se il cane da guardia del giardino di casa nostra, che per anni ha fatto scappare ladri ed intrusi, un giorno improvvisamente, ed apparentemente senza alcuna ragione, si mettesse a mordere un membro della nostra famiglia. Spesso le malattie autoimmuni si associano, riconoscendo forse un unico elemento causale, ed oggi non è insolito trovare soggetti celiaci, con un diabete insulino-dipendente e con una tiroidite autoimmune. Un po’ come se il cane da guardia di casa aggredisse 2 o 3 membri della stessa famiglia.
Ma che cos’è che fa impazzire il sistema immunitario? Per avere una malattia autoimmune ci deve essere una predisposizione genetica, che, a lungo sopita, talvolta viene portata a galla da un evento “stressante” per l’organismo. Ad esempio, capita di incontrare pazienti che asseriscono di aver sviluppato il diabete di I tipo, la psoriasi o la fibromialgia, dopo una malattia virale o un periodo emotivamente difficile.
A questo punto vi chiederete che cosa c’entri il cibo con tutto ciò. Ebbene, dobbiamo ricordarci che l’apparato digerente è l’organo più esposto all’ambiente esterno. La cute ha una superficie di circa un metro e mezzo quadrato, poco più della superficie di una scrivania, mentre l’apparato digerente ha una superficie di circa 250 m2, più o meno le dimensioni di un campo da tennis. Il 90 % delle cellule del sistema immunitario sono disposte lungo l’intestino per impedire l’entrata di sostanze ambientali potenzialmente dannose.
In un anno noi ingeriamo circa 800 kg di alimenti di vario tipo, della più disparata provenienza e più o meno manipolati, e circa 2,5 kg di sostanze che nulla hanno a che vedere con la nostra alimentazione tra fitofarmaci, antibiotici, sostanze inquinanti, e tossine varie. Aggiungeteci pure che l’intestino è abitato da circa 100.000 miliardi di batteri, per la maggior parte innocui, ma qualcuno anche pericoloso. Quando il nostro intestino, ad esempio in seguito ad una gastroenterite o all’uso improprio di antibiotici, si infiamma e perde quello strato di muco protettivo di cui è rivestito internamente, che serve da barriera per evitare il contatto diretto tra la parete intestinale e tutto ciò che in esso vi transita, diventa più permeabile all’entrata in circolo di numerose sostanze.
Facciamo un esempio pratico. Immaginiamo un bambino che in seguito ad un’enterite virale, perde lo strato di muco isolante e le cellule del sistema immunitario, dislocate sotto la parete intestinale, vengono a contatto con il glutine, una delle proteine del frumento. I globuli bianchi, nell’errata convinzione che questa sia una sostanza pericolosa, producono anticorpi per impedirne l’entrata in circolo. Purtroppo questi anticorpi, nell’intenzione di combattere contro il glutine, per una similitudine tra glutine e alcune strutture cellulari delle cellule intestinali, in realtà uccidono le cellule stesse.
Tornando all’esempio del cane che deve difendere la nostra proprietà, che in seguito ad una precedente intrusione di un ladro in casa, fissa in memoria la sua immagine e riconoscendo alcuni tratti del suo viso in un membro della nostra famiglia lo attacca.
Forse sono un po’ fissato nel vedere la colpa del cibo in tutto quello che ci succede, ma considerate che la nostra alimentazione nel corso degli ultimi 5.000 anni è cambiata radicalmente e che l’80 % dell’energia che assumiamo oggi deriva da cibi che allora non esistevano.
I cambiamenti più radicali sono avvenuti soprattutto negli ultimi 50 anni. Oggi mangiamo sempre meno in casa, sempre più cibi confezionati, precotti, prelavati e sempre più manipolati. Spesso mangiamo cibi che arrivano da ogni parte del mondo, che il nostro organismo non riconosce come facenti parte del proprio “patrimonio alimentare” e talvolta li vive come fossero degli aggressori. Che ci sia qualcosa di sbagliato in quello che facciamo ed in quello che mangiamo è probabile, perché lo scimpanzé, che condivide con noi il 98 % del suo DNA, non è affetto da malattie autoimmuni!