La sindrome metabolica è una condizione clinica che è stata riconosciuta solo negli ultimi 25-30 anni e che ha cambiato nel tempo diversi nomi, si è parlato di: sindrome plurimetabolica, sindrome X, sindrome da insulino-resistenza ed anche di sindrome da civilizzazione. Per certi versi questa definizione è quella che sintetizza meglio le cause di questa “malattia”: alimentazione abbondante e poco movimento!
La sindrome metabolica, è un insieme di fattori di rischio quali: obesità addominale, ipertensione, ridotti livelli di colesterolo-HDL, alterato metabolismo glucidico ed aumento dei trigliceridi. Ad oggi la sindrome metabolica rappresenta il più importante fattore di rischio per malattia cardiovascolare.
L’elemento cardine della sindrome metabolica è l’aumento del grasso addominale, ovvero di quel grasso che sta dentro l’addome, che ne determina la globosità e che possiamo valutare misurando la circonferenza della vita, rilevata qualche centimetro sopra l’ombelico. Possiamo fare diagnosi di sindrome metabolica quando la circonferenza della vita supera i 102 cm nell’uomo e gli 88 cm nella donna e si associa ad almeno due delle seguenti situazioni: ipertensione, aumento dei trigliceridi, colesterolo Hdl basso e ad una glicemia, sopra i 100 mg/dl. Si configura così “un’associazione a delinquere” che concorre a sviluppare le malattie cardiovascolari. Per valori di circonferenza tra i 94 ed i 102 cm nell’uomo ed tra gli 80 e gli 88 cm nella donna si considera una condizione di rischio moderato mentre si ritengono nella norma valori inferiori ai 94 cm nell’uomo e agli 80 cm nella donna.
In Italia, come in tutti i paesi occidentali, la sindrome metabolica è molto diffusa. Secondo recenti dati epidemiologici ne è affetto più di un terzo degli adulti italiani, e in particolare, quasi la metà dei soggetti sopra i 60 anni.
Altre condizioni spesso associate alla sindrome metabolica sono la steatosi epatica (= fegato grasso e aumentato di volume), le apnee notturne, l’iperuricemia (aumento dell’acido urico, che talvolta può portare ad un attacco di gotta) e nelle donne giovani, in età fertile, la sindrome metabolica talvolta si associa alla sindrome dell’ovaio policistico.
Per capire bene come si possa manifestare la sindrome metabolica dobbiamo fare alcune considerazioni sul metabolismo degli zuccheri nel nostro organismo. Semplificando al massimo possiamo dire che tutti i nostri organi: muscoli, ossa, intestino, polmoni, ecc. bruciano grassi. Solo il cervello e i globuli rossi bruciano zucchero per un totale di circa 180-200 g di glucosio al giorno: circa 150 grammi li consuma il sistema nervoso – più o meno 6-7 grammi all’ora, i globuli rossi ne consumano altri 20 g circa.
Ricordatevi che i muscoli bruciano zuccheri solo quando facciamo attività fisica!
Immaginiamo di assumere in un giorno 1200 Kcal sotto forma di carboidrati, tra pane, pasta, riso, patate, frutta, dolci, succhi di frutta, bevande zuccherate, marmellata, ecc. pari a 300 g di glucosio. Dunque se assumiamo 300 g di zuccheri e in un giorno a riposo ne consumiamo circa 200 g abbiamo un eccesso giornaliero di 100 g di glucosio.
Tutto questo glucosio, se circolasse liberamente nel sangue andrebbe a sbattere contro le pareti delle arterie e le danneggerebbe, allora il fegato su sollecitazione dell’insulina si incarica di prelevarlo e lo avvia alla produzione di grassi. I grassi prodotti andranno a formare i trigliceridi che in prima battuta saranno depositati in grosse “gocce di grasso” dentro il fegato stesso (fegato grasso), successivamente saranno riversati nel sangue (ipertrigliceridemia) ed avviati verso i depositi dentro le cellule adipose addominali che a lungo andare causeranno l’aumento della circonferenza dell’addome.
Ecco spiegata in estrema sintesi la sindrome metabolica: aumento della glicemia, aumento dei trigliceridi, fegato grasso ed aumento della circonferenza della vita per deposito di grasso dentro l’addome. Il tutto determinato da un’eccessiva assunzione di zuccheri!
Questa catena di eventi negativi, per fortuna, non si sviluppa in tutti, ma solo nei soggetti predisposti, circa un terzo della popolazione.
Un attento comportamento alimentare ed una regolare attività fisica svolgono un ruolo fondamentale ed indispensabile, spesso sconosciuto o sottovalutato, nella prevenzione e nella cura di questa sindrome, ed è importante intervenire il più presto possibile perché altrimenti, a lungo andare, potrebbe presentarsi la necessità di prendere una serie di farmaci: per il controllo della glicemia, per ridurre trigliceridi e colesterolo, per curare l’ipertensione e talvolta anche per ridurre la produzione di acido urico.